Carissime lettrici e mediamente apprezzati lettori, se seguite i miei deliri randomici su Serial Crush, avrete ormai capito che sono piuttosto interessato al mondo dei supereroi.
Si evince dalla mia recensione di My Hero Academia e, per essere il più ridondanti possibile, dalla mia assurda bio.
Proprio parlando di MHA, ho menzionato un altro anime nipponico che cerca, fra una risata ed un nom de guerre assurdo, di scardinare tutti i pilastri della narrazione superomistica (e, per estensione, tutti i pilastri sui quali per quarant’anni si sono retti gli shonen più amati).
One Punch Man.
L’anime prodotto da Mad House e tratto dal webcomic di One -in seguito adattato in forma di vero e proprio tankobon da Yusuke Murata– narra le assurde vicende di Saitama, un uomo che, dopo un ridicolo allenamento triennale e col solo scopo di diventare un eroe per hobby, raggiunge un livello di forza totalmente fuori scala. La potenza di Saitama è a dir poco farsesca, tanto che gli permette di sconfiggere qualsiasi avversario con un singolo pugno (appunto…).
Ma anziché gioire della sua capacità semi divina come un qualsiasi Goku o Naruto (appunto, si parlava di shonen…), Saitama sprofonda in una condizione di noia ed apatia pericolosamente vicina alla depressione; e a nulla valgono le continue “palle curve” che il destino gli riserva, egli le sconfiggerà sempre senza nemmeno provare ad impegnarsi.
In un totale ribaltamento delle regole narrative, non solo delle storie di supereroi ma di qualsiasi tipo di storia, a Saitama viene negata la presenza di conflitto.
Vediamo così il dipanarsi, attraverso i 12 episodi della prima stagione disponibili su Netflix, della spirale di inutilità del protagonista, il quale, anche quando entra a far parte dell’Associazione degli Eroi (uno pseudo S.H.I.E.L.D. intelligentemente ridicolo) non riesce a trovare nessun avversario degno della sua forza. All’interno dei ranghi dell’Associazione, Saitama non riuscirà nemmeno a ricevere il riconoscimento da lui tanto desiderato, a causa della sua inettitudine durante l’esame d’ammissione e, ironia feroce, a causa anche della sua ridicola forza.
Spesso infatti, per colpa delle devastazioni provocate dai suoi pugni e del caos che ne consegue, capita che il merito per la sconfitta di una qualsivoglia minaccia venga attribuito ad altri eroi che in realtà non hanno nemmeno preso parte alla battaglia.
La storia raccontata dall’anime ci mette davanti ad una serie di tematiche, spesso nascoste sotto una coltre di gag esilaranti e situazioni paradossali.
Principalmente l’anime opera a livello superficiale e, contemporaneamente, profondo, uno stravolgimento destabilizzante della figura dell’eroe (super e non), togliendo la dignità da ciò che Saitama fa e riducendo i suoi atti di eroismo ad un puro passatempo.
A volte uno scontro arriva persino a risolversi per delle motivazioni futili (basti pensare al mostro affrontato nella Casa dell’Evoluzione, distrutto dal protagonista in una escalation ipercinetica nata semplicemente dal fatto che le minacce di genocidio della creatura hanno ricordato a Saitama quale giorno della settimana fosse quello che stava vivendo, cosa che gli ha a sua volta ricordato di essersi perso i mega saldi del supermarket sotto casa).
Nella ricerca del potere assoluto, il pelato protagonista ha superato i limiti della razionalità umana e narrativa, ritrovandosi con qualcosa che non riesce né a comprendere né ad accettare fra le mani. O meglio, nei pugni.
Come un qualsiasi essere umano che passa la sua gioventù ad affinare tutti gli aspetti di un talento qualsiasi e, una volta raggiunto l’obiettivo, si dedica a ciò che quel talento gli permette di fare a livello lavorativo, provando in breve tempo un senso di vuoto devastante per la mancanza di ulteriori obiettivi, anche Saitama vive di quell’angoscia derivante dalla certezza di non potere fare di più.
Ma non è tutta qui la forza di One Punch Man e del suo stralunato protagonista.
Come fatto notare da quei geniacci di Wisecrack in un loro video (se non conoscete il loro canale YouTube vi consiglio di dargli una chance, non ve ne pentirete) Saitama è anche il triste emblema di una società, la nostra, che lotta continuamente per arrivare a possedere il potere assoluto, un potere che la renderebbe capace di cancellare del tutto il dolore, la fatica e, più in generale, il conflitto, da ogni aspetto della sua esistenza.
Tale raggiungimento, però, si rivela essere una pericolosissima arma a doppio taglio, in quanto una vita senza dolore e conflitto può generare un unico output: l’apatia assoluta ed inarrestabile.
Diventa così ferocemente ironico il constatare che, un eroe in grado di sconfiggere letteralmente chiunque without breaking a sweat, si ritrovi nella completa incapacità di superare un ostacolo che egli stesso si è finito per autoimporre.
La noia.
La noia del potere.
VOTO: 8